Non più tempo per le ipotesi i se e i ma
quando arriva il momento del “correre incontro”:
viaggio su un ottovolante a folle velocità
come un bambino cieco
Accentua le forme l’oscurità delinea i contorni
e non potrò distrarmi
mentre la furia ventosa del “correre incontro”
mi schiaffeggia
Tutte le icone i santi la crudezza delle chiese
hanno una luce stagnante che allora vincevo
con l’arte dell’età
e sul finire della sera il sogno della mia morte
— noi bocche di lupo fra lunghi e alti corridoi –
mai narrata mai svelata accettata mai
non poteva appartenermi
Le malattie erano incidenti circoscritti:
il dolore sulla superficie come pioggia leggera
Chi l’avrebbe mai detto che a questo giro di boa
mi sarei perduto in un covo di significati
e che querce come giganti
sarebbero state scosse nelle fibre di ogni vena
Così salutando gli amici
fra inconsapevoli gesti di rimescolare le carte
o un cambio improvviso di binari
per confondere chissà quale destino
volevo essere diaspora fra loro
Ho diviso spesso letti e qualche volta
l’amore con dolcezza ha messo lacci di seta ai polsi
Ma in questo “correre incontro” erano catene quelle che vedevo
e la vita spicciola di troppe persone
Trascendendo fra me e me probabili percorsi
conservavo in tasca facili addii
con la voglia che mordeva di incalzare il tempo
Ora il tempo incalza noi lacerando in profondo anima e carne
e in questo “correre incontro” in fondo mi sono un po’ fermato
Seppure scagliato velocemente dovrò affrontare molti perché
o frantumarmi contro uno specchio che mi sta deformando
Chiudo gli occhi per riflettermi più giusto nella memoria:
là sono quel che ero
qui sento che non sono
Dovrò afferrare il timone di questo “correre incontro”
Mi hanno detto ch’è una questione
di diventare finalmente uomo