Dunque Klaus
Dunque Klaus giunse alla vetta;
volle terra e acqua per quella notte
ma senza accorgersene vi arrivò solo:
la sua donna si era persa
in un labirinto di carta;
gli amici trovarono scuse
o non ebbero abbastanza fiato;
gli invitati lungo il cammino
assentirono con tutta la testa
ma tenendo ben ferme le gambe
per molte ragioni
Aspettò una lunga sera
e porgendo l’orecchio non udì nessuna voce amica:
solo il lontano urto del mare contro la scogliera
Quando il buio conquistò la luce
si decise dicendosi che era tempo;
e per fare ciò che promise
e per vincere la sua tristezza
prese il flauto e soffiò:
una musica sincera riempì la valle
nella sua bocca
perline di parole in docili combinazioni
crearono un’eco negli orecchi
dei pochi presenti occasionali
Per un attimo
fu felice della loro sorpresa
e fu lieto di scambiare i nomi
ma la luna non illuminava
nessun viso conosciuto
Quelle cose
le aveva composte per molti
— era il suo modo di donare —;
per lei poi aveva consunto
i più preziosi vocabolari
A chi
dedicare dunque questa notte?
A chi la triste sete?
E il canto
a chi dispiegare il canto?
Con chi
Signore con quale possibile persona dividere la gioia?
La sua voce
no fu più così squillante
nella canzone successiva
Intanto gli si era fatta appresso
una figlia di pescatori
a cui non insegnarono come nel Mare
le reti vadano gettate
e quanto le trame di desideri
siano più fragili delle ambite prede;
stette in silenzio ad ascoltare
ma poco capì così poco abituata alle parole
Quando finì
volle fargli compagnia
e dopo l’amore risero tutta una notte
come non mai da molto tempo
Ridiscesero insieme la cima
mentre lui suonava con una voglia nuova;
volle dedicargli per quella notte
tutta la sua musica tutte le sue parole
anche se lei non valutò il gesto
benché capisse che era un pensiero gentile
Nei crocchi
agli angoli delle strade
nelle feste paesane
suonò
per tutti e per nessuno
lesse a voce alta poesie
A chi dedicare dunque?
A chi dedicare?
A se stesso in definitiva
e a quella buffa ragazza che lo seguì per un pezzo
e che non lo vide mai come un poeta
ma come un desiderabile marito