
Se ancora ti agiti nel vento
e nessuna coltre di nuvole reca sollievo ai tuoi freddi piedi
trattenendo in gola un rauco grido e l'aspro sapore della sconfitta
in questa terra che fu per te desolata e battuta da tutti i venti
ma nessuno che sospinse le tue vele
e nessun lume acceso in fondo alla tua strada
sappi che il mio devastante silenzio nascondeva talvolta un urlo
in un tremore di nervi con la mascella serrata su un diluvio di bestemmie ed insulti
che come cani hanno guinzagliato i venti e sfilacciato le nuvole fino scorgere per un attimo
la tua luce lontana come una stella senza più volto
ma più presente vagante e turbinosa della stessa Cassiopea
Perché eri diventata in me qualcosa di smisuratamente grande;
un mito doloroso di madre:
la sua stessa Idea