Questa pioggia che traspare
non so spiegare;
cade infine dai miei occhi fra bianche dune
Rannicchiato in questo buio che mi avvolge
come fu la nostra prima volta
forse è stato dirle: “Vado a dormire amore”
ma con te nel mio mare da cui non sei mai partita
e da giorni fluttui -luminescente sirena-
più lontana più vicina
Sono passate le stagioni;
anni divorati dall’indifferenza degli orologi:
eppure tu rimani
incantamento e malarica
avvinta al mio corpo insanabile
Tutto quello che avrei dovuto dirti
si scioglie in lacrime;
il rimpianto si distende sulla tua contrada fra i peschi
difesa da argini d’acqua e filari di vite
dolente di non aver vissuto
molti eventi di uomo
Avrei voluto eludere la tua presenza
Ma le tue grandi mani che con un gesto
fermavano i tuoi capelli in una crocchia trafitta;
il viso con quel neo impudente
e il tuo corpo di febbre su cui mi stendevo ad arco
sono l’indelebile impronta che segnala la tua assenza