Sei sempre tu a stabilire la posta
a decidere il gioco e il momento 
Io abbozzo; è vano e non posso sottrarmi:
muovi la pedina
                       fai cadere le carte
scomodi i tuoi pedoni o ti fai forte del tuo Re;
con uno scatto del polso sul tavolo del nuovo giorno
stavolta lanci i tuoi dadi
                                  Cosa dovrei rischiare dimmi?
Quale idea mi instillerai
che parte di me dovrò abiurare
quale rassicurante abitudine dovrò cedere
quanta fede dovrò riconquistare?
Perché non è danaro quello che vuoi:
questo sarebbe il meno alla fine
			            Qualcuno dice
che vuoi plasmarmi come la creta 
cesellarmi come metallo
lavorarmi come pietra
Ma io sono tendini e carne
e talvolta urlo fino a far tremare la volta su cui sono incise
le nostre piccole storie;
talaltra demolisco la strada scardino le porte i pilastri abbatto
su cui poggia il corso della Storia
Più spesso
                annichilisco
                                   in silenzio
                                                   fra le lacrime