Arrivai abbacinato in un sole africano
oltre quel cancello
madre:
parola semplice eterna parola;
mammai oh mà col riverbero appena del tuo volto
Il custode mi guardò con tutta la filosofia che si può avere
a frugare fra registri con migliaia di storie mai narrate
racchiuse tra due date in quella linea di confine
E’ stato un palpito il tuo nome
ordinato in cento epigrafi di carta
di vento di neve di pioggia;
di troppe stagioni dagli amari profumi:
nel parco dei dimenticati striscia la biscia fra l’erbaccia
e dov’era la tua croce un’altra ingiallisce con lo stesso destino
Così tua madre
oh madre
tua figlia i tuoi fratelli e tutti i parenti o madre
hanno avuto ragioni diverse per obliarti per sempre
in una fossa comune
Così anch’io tuo figlio o madre
me ne andai via con un lascia che tutto sia
in quella canicola senza misericordia;
con negli occhi frammenti d’azzurro
e alle spalle il peso di un nero mantello che non so
se riuscirò più a levare