In questa gola di radici
il tempo racconta del tempo e di noi
Madide di profumi erbe aspre
e una mano d’acqua fra le rocce
duetta con la voce del vento
— che le accarezza come un amante i capelli —
di quando fu la vertigine del falco
la sillaba inespressa di noi
e l’enigma di chi dopo di noi sarà
Ma io che ferito sono tornato
al tuo seno vizzo
al tuo sentiero di selce
fra queste rocce senza fioritura
se non nel cuore come Spine Di Gesù
voi che foste già del Vecchio Testamento
ma mute rudi ostinate
delle stesse ferite voglio ferirvi
con spine di parole