Re della vallata
dal cuore che sfida i venti
con archi di piuma
lui che allora giocava
al grande cacciatore
mai avrebbe osato turbare
neppure con un immaginario fucile
la sua spirale ascendente
verso il nido di rocce artiglianti
fra rive d’azzurro
                                  E lo spiava
a lungo lungamente attendendo lo scocco:
oh la sciabolata del suo corpo picchiante
e la sua forza d’urto sulla preda!
Volontà e bellezza ammonivano quei giorni

Ora che ferito egli cammina
fra strade in cui non sa chi sia cacciatore o preda
nell’abbandono alla sera di sonni madidi e tremanti
lo sogna spesso fremente come un dio
dall’ala spezzata e il petto sanguinante
che tenta e ritenta nel volo verso coste perdute
col suo grido scagliato contro i cieli
a incatenare ancora con lo sguardo
la fissità dei soli