Ciò che il fabbro mi confidò
La pioggia arrivò così violenta
che le vertebre delle cose gemettero come canne
Una parte di essa cadde con così fragore
Che na bestemmia si levò verso quel dio
che ancora lo trattava come una biglia che rotola
E parte ne cadde in un intrico di serpi
che rotti gli argini dilagarono nella pianura
Ma dopo il terrore della prima fuga
un uomo sfidò nell’iride il pericolo
e indagò un insegnamento
Ci fu parte che cadde nel recinto d’oro
predisposto dagli angeli: fecero un segno di croce
e si offrirono con tutta la grazia che può la sofferenza
sebbene con l’urlo della corrente in gola
E ce n’è uno che in altri tempi
fra tutta questa moltitudine
non avrebbe avuto parte fra le parti
Riconquistata la lucidità dei destini salta fra le pozze
e tenendo fermo il braccio e saldo il piede
verso nuvole incuranti
irride la vita e la morte
perché adesso ne ha piena coscienza