Dall’alto della collina
come dalla rupe il giovane falco
decisi di sfidare l’azzurro degli indistinti desideri
Ma quando raggiunsi la cima;
ancora più su: la cima della montagna
cedetti e mi voltai
                    Solo più tardi capii con quel gesto
			        di aver fatto di me
un altro cuore nella tempesta 


Ah, la culla delle nostre dimore
mollemente adagiate in qualche angolo del mondo!
			         	Tutti i viandanti
gli incauti sognatori i naviganti
conservano una casa smisuratamente grande sulla via del destino:
hanno combattuto hanno vinto hanno perso
naufraghi del mondo o timonieri caparbi
che ogni tanto un nonnulla imprigiona 
in ricordi ingigantiti dalla memoria
				               Un rumore
			           un volto
evoca una pace che probabilmente non avevamo
perché anch’essi adesso sono
altri cuori nella tempesta 


Il primo volto su cui fissammo il primo sguardo;
quello che fu tutto un turbamento
indicibile come un lucore di lucciole fra i campi
con nell’aria il suo profumo ad insinuare
un' intima estate
                        Ora per molti domina
la notte di amori consunti
abbruttiti impossibili tormenti segreti tradimenti
La dolcezza delle parole è molto al di là
ben nascosta in chi sa bene
di essere diventato ormai per sempre
un altro cuore nella tempesta                                                                                                                                    
 







													
Le parole le parole
le lettere traboccanti di segni;
				          migliaia
milioni di lettere e le dannatissime parole:
ne abbiamo scritto così poche noi
per scrutare nel mio nel nostro 
il vostro profondo
che avremmo potuto trattenere molto più amore
e così c’è questa lettera che da una vita mi perseguita
da un luogo lontano
		           Ciò che tu eri
è talmente vasto
		       terso 
                                rapinoso ora;
troppo inquieto ragazzo troppo ammaliato allora
dalle mie stesse parole
che io non seppi capire tenerissimo amore
l’urlo del tuo cuore nella tempesta                                                                  
						

Capire ascoltare
non essere sempre certi della propria verità
talvolta usata come una lama
quando ogni Diogene saggiamente
sollevando la lampada la sta cercando ancora                         
		         Se
oggi vi incontrassi
cadrei prostrato
rivedendo la mano della presunzione
che stringeva le mie certezze come spilli
contro i vostri giustacuori:
voi che cercavate un’altra strada
risposte diverse per placare
il tormento del vostro cuore nella tempesta


Le strade che in tanti hanno intrapreso;
il mio primo volo quasi a scavare
un simulacro di memorie
		                  Perché fummo i fuggitivi
I soldati che non vollero nei portafogli
consuete fotografie








                              Adesso
che  oltre i 4 Punti Cardinali
la vita ci ha plasmato
non guardiamo più l’azzurro del cielo
tale ad un dio devastante e ineludibile
Lo sguardo che abbraccia la terra
su cui con fatica posiamo i nostri passi
vorrebbe accogliere tutte le lacrime ogni sorriso
e i sospiri dei vostri cuori	
                                    nel cuore della tempesta