Il maestro
La donna lo salutò
incrociandolo lungo il viale
— Buongiorno maestro!
— Buongiorno a te che vidi bambina
e ora sei già donna con accanto un’adolescente
La figlia guardandolo con viso diritto
e lo sguardo scintillante lo sfidò
— Che differenza passa fra una donna e un’adolescente?
— Ora sei presso l’uscio del tuo giardino incantato
che hai vissuto corrotta candidamente
Più il riso ha increspato le tue labbra
che non le lacrime del tempo
perché la cima dovevi raggiungere
non la radice;
sei stata l’esplosione dei fiori
incosciente di offrire profumo
e il gioco è stato il tuo fermaglio
La coscienza ricorda affina l’anima mentre la torce
così sarai donna quando conoscendo il dolore
passerai nel dolore degli altri
e vedrai l’inconsapevole gesto
richiudere l’uscio
Ti servirà allora
questo giardino di luci verde come la tua voce
come l’isola di ogni stanchezza per ripartire ristorata
— Maestro vi potrà capire? Ma io che ho afferrato qualche cosa
non ho isola dove tornare giacché la mia infanzia fu segnata
da una terribile malinconia
— Da allora il tuo viso è più sereno
e questo lieve abbraccio per tua figlia
è il suo mantello migliore
Tu che non puoi virare di prua
guardare sempre in faccia il futuro è stato il tuo destino:
l’ieri non ti limita non ti angustia il domani;
nel giorno come foglie raccogli la rugiada
e riponi in uno scrigno ogni suo dono
— Maestro mi girate la frittata!
Ma l’altro concluse accarezzando l’orizzonte
— La vita nasconde invisibili steccati ma non ha confini:
dobbiamo superare gli ostacoli e imparare a guardarla ogni volta
da punti diversi