Il suo braccio ruotò nell’aria
Il suo braccio ruotò nell’aria
disegnando un cigno di nuvola
Sulla scia del suo respiro
scalpicciarono cavalli bruni
che divorati da una forza interiore
ruppero nelle colline
Dovunque
i loro fianchi toccassero
— roccia arbusto o chioma —
rendevano scuri
e foglie alitate
dallo sforzo delle loro froge
diventavano arsure ubriache di sangue;
si aprivano fra gli zoccoli
se battevano solidi
regni di muschi
e stormi di sparagine
che offrivano le loro polle
e se il suolo il sudore gocciava
gonfie venature radici d’acqua esplodevano
Intanto
lei muoveva scrupolosa
con passo misurato e antico
mentre l’orlo della sua gonna
rendeva la terra tumida frusciando
Lanciò
uno sguardo di rubino sul pelo del lago
che rimbalzò fin sopra l’orizzonte
diventandone il sole
Non so
se fu la sua voce che scaturì agli ulivi
grappoli di fringuelli
ma vedendoli
sperduti per l’errore
un suo sorriso li tramutò all’istante
in goffi tordi grassi come oche
a cui diede la sua bocca contadina
con un colpo breve di tosse
appetitose bacche
Finì
la nuova acconciatura
verso il Pomeriggio
ritoccando qua e là l’imperfetto
come farebbe una perfetta signora
Infine calcando in capo una corona di vendemmie
si mise in cammino lasciandosi alle spalle
un silenzio chiuso;
poi aprendo il suo ombrellino viola
cadde una pioggia mesta
E fu tutto