Ti osservo dall’altro lato della strada
rasentare i muri quasi volessi schivare il mondo
La luce indugia sui tuoi capelli raccolti in una frettolosa treccia;
occhiali scuri a farti scudo
affinché nessuno possa intuire
la tua ferita segreta:
da troppo tempo lasci che la gente pensi
che tu non sia che tu non abbia che tu non voglia
mentre io ti raggiungo col passo di chi vorrebbe
cadere dentro la tua vita
Parli parli ora
traboccante come una sorgiva;
inquieta bocca che in vocali di sospiri vorrei trasmutare
Perché quest’uomo che ti cammina a fianco
intuisce la tua irrefrenabile schiena
fino a immaginare la curvatura che si fa pesca soda
su cui i suoi denti vorrebbero giocare;
voglioso dell’esca palpitante che disserri come una conchiglia
Sa bene che ritornerai ancora
come l’eterna sirena che scuote le reni con una mano fra i capelli
cavalcando tritoni fra la schiuma del mare