Lei che di un Omero non avrà privilegio
Ulisse dal cuore navigante
una certezza tu l’avevi in petto
come la tua spada al fianco
e nella memoria come bronzo fuso
un viso e un suolo di roccia e sterpi
dove saresti ritornato un giorno
Più mi avvicino e più mi sento straniero
e gli incomprensibili relitti sul mare rutilante
sono i miei fantocci
Ma non è la mia debolezza o la tua forza che voglio cantare
— lei che di un Omero non avrà privilegio —
con brandelli di parole eterno su questo bagnasciuga
fra colli roventi e le ferite dei monti che ardono di fuoco
una donna umile come la spiga come la pozza di forra preziosa
che gonfia di parole e gravida come un amoroso fiume
sigilla la bocca e attende
con una domanda dolorosa
fra le ciglia
Nel mio pellegrinaggio
al centro degli eventi sono un cane disperso
e solo la potenza dell’amore che regge lei mi guida
e regge me indifferente e opaco come fosse il mio bastone