Soffia lacera fluttua abbattiti mia tempesta -insopprimibile desiderio- e traghetta gelo
mostra le raffiche di vento e neve; congela ogni sangue sigilla in grotte di ghiaccio
la vita dolente finché il tempo migliore non sia nuovamente
Ecco tu udrai le stagioni da me narrate o dagli ultimi vecchi i mesi loro figli amabili e belli
e di quanto una volta erano così diversi come lo sono ancora le lontane costellazioni
e la fissità della luce stellare; narrate dicevo
come consunte favole o leggende:
le quattro case ben distinte e diverse
dove quattro figli diversi fra le diverse case convivevano col nostro orologio vitale
tale alla rosa dei venti al centro dei poli fra i quattro punti cardinali;
e allora non vi parlerò del clima di questo tempo in cui i fiori marciscono prima del tempo
fioriscono esangui e a dispetto cadenti rifioriscono e nascono alberi fragili
come gatti settembrini
Così una volta il cielo era un caleidoscopio di nuvole
brulicanti di folli immagini; lo specchio delle nostre visioni
rapite dai veggenti di colori suggerite da Michelangelo
E i ghiaccioli apparivano d'improvviso
nella luce lucida degli assonnati mattini sui canali ed i tetti simili a stallatiti di cristallo
che incorniciavano i nostri Natali;
e gli svolazzi dei refoli ci facevano aspettare dopo la plaga di gelo e riposo
gemme verdi nei campi di terra irrigata e molle
Ed esplodevano i fiori di mandorlo
traghettandoci verso i frutti sfavillanti e benedetti dai bimbi dei ciliegi
fino al delirio dei papaveri fra i campi
E le cicale impazzivano col loro canto lanciato verso i cieli di blu e cobalto
e l'acqua di ogni fontana in quell'asciutta calura era sacra e miracolosa
come le strade di Galilea
E il profumo dell'uva nelle albe pungenti d'ottobre
inebriava prima del mosto e del vino perché la rugiada indorava e benediceva il cammino
di uomini e donne e dei loro cuccioli e quello di ogni cucciolo d'animale
giunti sull'aia per la raccolta;
e il pane delle case infornato coi primi odori di fumo nei camini
portava con se il profumo di memorie estreme
E giungevano i signori di città con l'abito di ogni stagione dai solidi o flosci cappelli
agli impermeabili che dai cinematografi ci facevano sognare; i lussuosi cammello
o le giacche a scacchi invernali e quelle leggere per i cieli di Roma dove tutto l'anno imperava
la luce migliore del mondo
E gli armadi a sei ante faticavano a contenere i ricambi
con le loro coltri pesanti o i leggeri copriletto e persino le grandi bambole sui divani
o al centro dei lettoni sembravano riconoscere i mesi delle stagioni
Trenta giorni ha novembre con aprile giugno e settembre...
e ognuno aveva un detto col suo caratterino che ne potevamo immaginare
quasi la loro faccia
Le bambole di vinile o in porcellana
in leziosi abiti di rayon non vanno più di moda fra le madri di famiglia
mentre una mamma fa il suo ingresso in cucina con una bimba vestita da braz
e le mossette di una futura velina
Io mordo una mela delle valli trentine;
nella fruttiera fanno bella mostra pesche di Spagna pompelmi israeliani e uva del Cile
La tv impropriamente sta disturbando il chiacchiericcio degli ospiti
con una trasmissione sul clima: ghiacciai che si sciolgono uragani che si abbattono
i poli che si rimpiccioliscono mari che si alzano; si sgretolano i costoni di fulgidi monti
e sempre clima che si scalda e riscalda rendendoti appiccicaticcio come una caramella leccata
Conseguenza del buco è merito dell'effetto serra quella pestilenza del CO2:
colpa dell'uomo o un processo ciclico della terra
Ognuno racconta la sua tragedia o la sua lagna; o semplicemente un'interessata verità
mentre noi tracanniamo tutto come un lavandino
Io ho una attimo di smarrimento
Forse era quello il mio paradiso terrestre: tutto ciò che era stabile nell'infanzia;
il mondo che mi ruotava intorno in quell'età con poca coscienza
e a scuola -io che le leggevo le filastrocche delle stagioni dei mesi e perfino dei giorni-
come le potranno mancare ai miei figli se non le hanno mai conosciute?
Gliele racconterò come fole leggende o storie di poco conto
per non farli soffrire... io soffrendo